lunedì 4 dicembre 2017

Aikido enbukai: dimostra chi sei e chi vuoi diventare


Ci è stato chiesto di approfondire meglio l'argomento "enbukai", ovvero... le dimostrazioni di Aikido: ecco che - con i nostri tempi - cerchiamo di non deludere i nostri lettori più affezionati!

Si usa tradizionalmente fare delle dimostrazioni di Aikido, le faceva pure il Fondatore... ma esse a cosa dovrebbero servire?

Quale il modo migliore di condurle?

Quale l'ottica migliore per gustarsele dal punto di vista del pubblico?

Sono interrogativi ampli e molto diversi fra loro, quindi vediamo di andare con ordine.

Siccome l'Aikido è un lavoro su se stessi e l'agonismo è stato VOLUTAMENTE accantonato (parliamo di quello verso il prossimo, ciascuno gareggia infatti sempre e solo con se stesso), una dimostrazione di Aikido non dovrebbe forse essere caratterizzata dalla sola volontà di far vedere agli altri quanto siamo bravi!

Si tratta forse più che altro di farlo eventualmente vedere a noi stessi (sempre se ciò avesse un senso), ma potrebbe comunque essere utile - di tanto in tanto - esibire l'Aikido per farlo conoscere, per consentirgli di esprimersi, anche nella società in cui viviamo.

Ciò è sensato se pensiamo ovviamente che l'Aikido abbi ancora qualcosa di attuale da comunicare... Per noi ce l'ha, quindi è lecito chiedersi quale sia il modo più efficace di farlo.

Il pubblico generico che assiste ad una dimostrazione (di qualsiasi altra arte marziale) NON è costituito da "addetti ai lavori", quindi non ha molta possibilità di giudicare la qualità tecnica di ciò che vede.

Guarda e basta, filtrando con i propri occhi il messaggio che gli viene rappresentato dinnanzi.

Ergo, se c'è gente che salta altro 3 metri... penserà che l'Aikido sviluppi particolari doti circensi, se c'è gente che fa urli strani, digrigna i denti, ed ha espressioni di dolore sul volto... penserà che l'Aikido abbia una straordinaria valenza marziale/combattiva/militare...

Se la gente vestita in gonnellone casca appena viene sfiorata, lo spettatore sarà propenso a pensare che qualche strano fluido energetico sia scaturito dalle mani del Sensei Guru di turno, e così via.

Già questo potrebbe farci fermare a riflettere su quale messaggio ci interessa veicolare attraverso quello che facciamo: non sosteniamo che un messaggio sia più "giusto" di un altro, ma solo che dobbiamo stare attenti a non offrire un'immagine che va in direzione opposta a quelli che abbiamo riconosciuto essere i nostro scopi.

Chi punta molto sull'aspetto "difesa personale" - ad esempio - si trova ad essere assimilata dai vari spettatori ignari a qualsiasi corso di MMA, di BJJ o di Krav Maga: dal NOSTRO punto di vista, ciò potrebbe risultare un po' svaluti tivo, poiché permette di focalizzare l'attenzione su una caratteristica dell'Aikido che gli è peculiare, ma - al contempo - non è esclusiva della disciplina.

Esiste quindi qualcosa di unico in essa che è interessante fare percepire all'esterno di nostri consueti circuiti, e che possa caratterizzare la nostra pratica in modo più "efficace"?

Secondo NOI, si... quindi nelle nostre enbukai il kime di esecuzione può essere un elemento presente, ma non può, né deve essere l'unico...

Altro punto: le dimostrazioni di Aikido servono a fare iscritti per il proprio Dojo?

La nostra esperienza ci porterebbe a dire NO, poiché storicamente non abbiamo avuto grossi riscontri a seguito di una enbu, ma magari sbagliamo noi la ricetta... va a sapere?!

Quello che ci pare di comprendere, dopo circa una quindicina di anni di questo genere di esperienze, è che l'enbukai serve SOPRATTUTTO e PRIMA DI TUTTO al gruppo che la esegue.






Ciascun praticante ha un'Aikido da esibire, forse anche 5 lezioni che calca il tatami: i suoi movimenti saranno poco definiti, magari goffi ed incerti... ma starà provando a dare il meglio di sé, mentre è vestito strano ed ha molti occhi puntati addosso!

Se da fuori si vede solo gente brava (anche se non è univoco il giudizio su cosa significhi essere " gente brava" e - soprattutto - a fare che cosa), è facile che si crei uno divisione fra spettatore e praticanti, poiché sarà facile pensare: "io quelle robe li non riuscirò a farle mai!!!"...

Se invece un po' tutti i livelli vengono esibiti ed onorati, da fuori sarà più facile scorgere una sorta di "scala" di capacità... che mostra una strada progressiva di apprendimento e consapevolezza: si vede cioè un "gruppo in viaggio" verso una destinazione comune, che è appunto quella di migliorarsi attraverso l'esperienza.

Ma dicevamo: la dimostrazione serve forse più a chi la fa che a chi la osserva da fuori...

Un tempo, per preparare una dimostrazione impiegavamo settimane: c'era una scaletta preparata dal Maestro, ciascuno aveva "una sua parte" preordinata e le serate al Dojo precedenti la data dell'esibizione eravamo tutti intenti a provare e riprovare la "nostra" parte, poiché la percepivamo come un tassello importante del risultato finale della dimostrazione stessa.

Si entra tutti dalla stessa parte, si fa il saluto insieme... un po' di "coreografia" insomma per dare quell'idea di marzialità, etichetta, rigore e disciplina.

Ora per fare qualcosa di analogo, impieghiamo circa 4 minuti: spesso il Sensei NON ci dice cosa farà, quanto durerà la nostra esibizione... e non deciderà "chi fa che cosa", ma a ciascun partecipante verrà richiesto di mostrare ciò che lo appassiona dell'Aikido. Il Maestro di solito si gira di fare lo stesso per se stesso.

L'enbukai così diventa un mezzo per mettere un punto fermo sul nostro studio in condizioni di stress: il giudizio altrui ed in un luogo diverso da quello dove solito ambientiamo la pratica.

Stiamo puntando attualmente cioè più a darci il permesso di provare in pubblico delle emozioni, positive o negative che risultino... cercando di essere genuini (spesso genuinamente più impreparati che preprati, a dire il vero!) per "dimostrare" che è possibile farlo e non risulta una cosa da "nascondere" al prossimo.

Cosa ne penseranno eventuali spettatori?
Non ce lo chiediamo più di tanto... penseranno forse qualcosa di più o meno correlato a ciò che avranno visto: visi sorridenti, gioia, passione... o magari anche qualcosa che contrasta con tutto ciò.

O' Sensei diceva (doka 66):

"Quando un guerriero
trova la confusione
ogni cosa può
fare l’insegnamento
divenire più chiaro".

Quando siamo cioè messi alle strette nei confronti di noi stessi (ed un luogo nel quale è possibile essere esposti al giudizio di chiunque corrisponde a queste caratteristiche!), abbiamo l'occasione di renderci veramente conto dello "stato dell'arte".

Appariranno dubbi, ansie, sudori freddi, tremori e lingue impastate: staremo crescendo, insomma!

Esibire il coraggio di mettersi in discussione è un gran bell'esempio di Aikido, anche quando l'ikkyo non è ancora una meraviglia...

E voi, cosa ne pensate?
Qual è il modo migliore per celebrare in pubblico la vostra grande passione per l'Aikido?

Fatecelo sapere, insieme si cresce meglio e più veloce...




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