lunedì 2 ottobre 2017

Aikido orienteering: come siamo percepiti da fuori

Poi uno va ad informarsi per un corso di Aikido...

Ha letto qualcosa di carino magari sulla sua filosofia... ha visto qualche video nel quale fanno capolino movimenti circolari sinuosi... va a sapere!

Ma non sa nulla di più di ciò: vuole INFO sui corsi...

Allora magari si attacca a Google e cerca il luogo più vicino a casa per praticare questa strana "arte marziale col gonnellone"... e che utilizza pure il bastone e la spada di legno.

Poi va sul luogo, cerca di far quadrare la sua vita lavorativa e familiare con gli orari degli allenamenti... ma, se è un'attimo curioso e perspicace scopre poco dopo (anche grazie a questo Blog) che di Aikido ne esistono tantissime declinazioni, e giustamente, si chiede: "Come faccio a sapere se praticano un buon Aikido dove mi sono rivolto/a?"

Ci sono quelli new-age e quelli marziali, quelli che il bastone e la spada di legno te la fanno usare solo da cintura nera in poi e chi te li mette in mano già alla seconda lezione...

Ci sono i tradizionalisti e gli evoluzionisti, quelli un po' francescani "dell'arte della pace" e quelli della "valida difesa personale"... quelli che parlano più giapponese, quelli che invece sul tatami hanno l'accento francese, e quelli che parlano in dialetto...

Ed ora come orientarsi?

Certo, il nostro "aspirante principiante" sa per esperienza personale che in altri sport non è sempre stato così difficile: "nello Judo o nel Tennis so che se c'è un istruttore (Maestro) federale che magari non è il migliore del mondo ma condivide un programma con tutti e probabilmente anche la didattica" (queste sono le parole di un lettore che ci ha scritto, rimandandoci la problematica che ha generato le riflessioni del Post odierno).

Continua il nostro lettore: "Volevo precisare che la richiesta è come riuscire a valutare l'aikido insegnato (alla luce dei due ultimi pezzi che ho letto su questo Blog) non il Maestro in sé (che a sua volta può essere bravo o pessimo)"... "sembrerebbe che i programmi anche a livello base discordino parecchio e cerco di spiegare: è possibile che che a seconda della scuola le tecniche base siano così diverse da non poter essere riconosciuti i gradi biunivocamente?

Esistono shionage o koshinage così diversi da una scuola all'altra?

Non esiste un percorso tecnico base uguale per tutti che poi personalizzerò con il "mio" stile ma sempre riconducibile ad una finalità superiore e condivisa (magari appunto raggiungibile da diverse strade/stili)?

Faccio un esempio, magari non calzante, ma nel tennis posso cambiare maestro o scuola ma nessuno ha da ridire se faccio il rovescio a una o due mani o se nel dritto uso un impugnatura western o continental il suo obiettivo è sempre quello di farmi tirare il miglior dritto/rovescio possibile tenendo conto della mia biomeccanica".

Questo lettore - principiante o no che sia - non solo ha centrato perfettamente il punto... ma si è mostrato indicibilmente più ricco di buon senso della maggioranza dei capiscuola che hanno condotto l'Aikido fino ai nostri giorni!!!

L'Aikido si è mai fermato a cercare una sua "prospettiva comune", una sua "finalità ultima caratteristica della disciplina?

Si è badato così tanto ai diversi tecnicismi e didattiche da polverizzarci in 10.000 parrocchie che tendono a disconoscersi le una rispetto alla altre, rendendo - di fatto - pure molto complesso per gli interessati comprendere a quale corso è meglio iscriversi!

Ma perché in Aikido NON siamo ancora riusciti a darci una uniformata chiara, almeno sui presupposti di base della disciplina?

Crediamo che siano solo questioni di ego ipertrofici e comodità di un "dividi et impera" che è omicida almeno quanto risulta poi essere suicida per la disciplina intera.

Ci sono già stati numerosi tentativi di arginare questa situazione: da ciascuno di essi si sono fate esperienze che ci aiuteranno (forse) a non fare gli errori del passato e ad avvicinarci ad una chiarezza condivisa che agevoli sopratutto chi Aikido NON lo pratica ancora, ma ha intenzione di farlo.

Noi parliamo per noi stessi: l'intento di queste pagine è proprio quello di mettere in comunicazione le diverse prospettive della disciplina per facilitarne il dialogo e (sperabilmente) l'integrazione.

Abbiamo più volte seguito progetti ambiziosi ed innovativi che hanno visto Marco Rubatto come co-partecipe, insieme ad altri "pazzi" come lui, ve ne ricordiamo giusto qualcuno fra i principali:

- l'Aiki Censimento del 2008, fatto interamente a cura della nostra Redazione, per fare un primo punto della situazione sullo "stato dell'arte";


- WE AIKI, lascito del 2º Aiki Blogger Seminar (potrete leggere tutto QUI) del 2013;




- l'Aiki Censimento del 2015, al momento il documento on-line più completo che fotografa le diverse sfumature dell'Aikido nel nostro Paese (www.aikicensimento.org)




Attualmente molte cose stanno accadendo che vanno nella direzione che auspicava il nostro saggio lettore: speriamo di avere presto il permesso ufficiale di parlarvene in modo più diffuso e dettagliato.

Per ora, ciò che possiamo dire è che la Federazione sta vagliando la possibilità di utilizzare il primo programma tecnico inter-stile, che permetterebbe di definire in modo più che mai accurato la base e gli elementi che contraddistinguono la disciplina.

Ed è un'istituzione che si deve occupare di un compito così importante: proprio in questi giorni, Marco - fortuna nostra (sfortuna sua, lui dice) - se ne sta occupando in prima persona insieme al resto della Commissione Tecnica Nazionale e ci auguriamo che questo progetto sia presentato entro la fine del mese...

Questo darebbe veramente la possibilità di fissare alcuni "caratteri comuni": non crediamo che la standardizzazione debba essere la soluzione, poiché le diversità di vedute saranno sempre una ricchezza nell'ecosistema-Aikido, ma altrettanto importante appare la capacità di armonizzare gli interventi di tutti coloro che se ne occupano, così da facilitare la lettura di una disciplina sempre più trasparente ed unitaria, in controtendenza a tutte le 10.000 contraddizioni che l'hanno caratterizzata sino ad oggi.

Ci auguriamo veramente di cuore che presto sia più semplice orientarsi nella scelta del Dojo che più si addice a chiunque intenda accostarsi alla pratica, perché crediamo che l'Aikido abbia ancora un'inestimabile valore da dare, ma questo a patto che il suo messaggio possa ancora essere letto, compreso e percepito come ispirante.

Questo difficile, ma altrettanto indispensabile compito spetta un po' a ciascuno di quelli che l'Aikido lo praticano già... sentendo la responsabilità lasciare alle future generazioni una situazione meno complessa di quella che siamo chiamati attualmente a vivere.

È qualcosa che dobbiamo anche in segno rispetto al lavoro che è stato svolto in passato dai praticanti e Maestri che ci hanno preceduto: la staffetta insomma continua, ed ad ogni corridore sembra di correre il tratto più impegnativo... ma - in fin dei conti - corre solo il proprio, che è unico ed importante come tutti coloro che lo hanno preceduto e che lo seguiranno!

Facciamo al meglio la nostra parte, quindi... chi vuole correre con noi?



3 commenti:

Anonimo ha detto...

sono il lettore di cui sopra
io ho fatto aikido per due anni quando vivevo in francia ma senza mai pormi questioni
dopo 20 anni volevo riprendere e ho iniziato ad informarmi fino ad imbattermi nei due post del blog che mi hanno confuso
dalle informazione prese in giro so che esistono diversi stili ma non ho mai pensato fossero monadi non comunicanti ma semplicemente scuole diverse (come nel tennis la scuola spagnola spinge di più verso impugnature esasperatamente aperte e rovescio a due mani mentre quella dell'europa dell'est rimane più sul classico) che si vanno a differenziare veramente solo a livelli alti. Io che son piuttosto vecchio (40 anni) gioco un tennis meno arrotato ma il mio maestro qui (arrotino di scuola spagnola 50 enne) mi aiuta a migliorare mantenendo la mia impostazione semi-western e con il rovescio ad una mano ed impatto in open stance. E anche verso i neofiti mi dice che prima guarda l'attitudine e i movimenti e poi gli suggerisce una presa o un rovescio indipendentemente dal suo personale stile di gioco ed ha allenato sia "arrotini" che kamikaze del serve and volley. L'obiettivo era massimizzare la loro efficienza non convincerli che c'è un tennis migliore dell'altro.
Tornando all'aikido, ti ringrazio per l'articolo che però è più rivolto a già "specialisti" dell'aikido che a neofiti. Hai qualche consiglio più pratico per chi deve affrontare la questione della scelta? che strumenti ho nella lezione di prova per farmi un idea?
grazie mille

Shurendo ha detto...

Mi rendo conto che l'articolo non porta tanto modalità per orientarsi, quanto pone solo il problema dell'orientamento spesso difficile: stiamo preparando un vademecum per il principiante, che aiuti proprio a comprendere in quale luogo si è capitati, sin dalla lezione di prova.
Ci vorrà qualche settimana (facilmente almeno 3), ma ceneremo di risponderti su questo importante tema, perché sentiamo essere qualcosa di importante e soprattuto utile a non poche persone.

Anonimo ha detto...

non posso che ringraziarti per la gentilezza e l'attenzione!