lunedì 23 gennaio 2017

I "codici" della pratica e le diversificazioni degli stili in Aikido

Un principiante che si vuole interessare della nostra disciplina incontra da subito un dilemma piuttosto interessante: ci sono numerose "declinazioni" dell'Aikido in giro, quindi a quale rivolgersi?

Quale sarà la più adatta a noi?

Uno sente la spinta (quasi sempre inconscia) ad interessarsi di questo genere di cose, quindi cerca su internet, legge... armonia con se stessi e con l'universo e bla, bla bla...

Poi allora cerca vicino a casa dove poter andare ad incontrare qualche essere umano in carne ed ossa per informarsi sui corsi, capire corsi, orari... le cose più semplici e basilari per partire, insomma!

A questo punto talvolta avviene il trauma: "Ciao, benvenuto! Questa è la Scuola XYZ... che segue gli Insegnamenti del Maestro WPJ (segue di solito una serie di gradi e titoli giapponesi dei quali il neofita non capirà niente), direttamente accreditata da FHNC (ed atri nomi da suono strano per un occidentale).

Ad esempio, "Ryokan" è il termine utilizzato per chiamare una locanda tradizionale giapponese, ma capite bene che ad un veneto avvezzo al turpiloquio, potrebbe sembrare tutt'altro!!!

... Parimenti succede per tutti quei dettagli INUTILI che vengono generalmente forniti ad un principiante che NON ha ancora scelto di abbracciare una disciplina al pari di una fede religiosa (e speriamo che continui a scegliere di non farlo anche in futuro!): "Ma lo sai che se stai con noi, pratichi l'Aikido vero ed originale del Maestro Morihei Ueshiba?!"

E lui, fra sé e sé: "E chi kazz'è pure questo!".

Un secondo dopo, sempre dentro la mente del neofita: "Perché quanti kazz di Aikidi (la -i è d'obbligo, perché è plurale!) ci sono?!"... "E mo come faccio a capire quale mi piace di più?!".

In effetti uno si iscrive generalmente al corso più vicino a casa e non ne sa nulla sul fatto che esistano distinte e specifiche Scuole e stili della disciplina: di solito per i primi mesi/anni si accontenta delle sue lezioni settimanali (è già difficile fare anche solo questo!), e chi se ne frega se altrove si pratica in un'altro modo... ormai abbiamo già pagato in quella PALESTRA (termine utilizzato di solito dai SOLI PRINCIPIANTI, mica ti ci riconosci, vero?!), e ora stiamo li... punto.

Bisogna però anche sapere che gli esseri umani che osservano o praticano una qualsiasi attività hanno la naturale ed inevitabile propensione ad interpretare la loro esperienza ed anche a giudicarla.

Quindi CHIUNQUE pratichi Aikido, praticherà il SUO Aikido e non quello del Fondatore, per esempio: questo ormai speriamo sia sufficientemente chiaro (benché notevoli esponenti della disciplina continuino ad affermare irresponsabilmente il contrario)!

Come mai allora si sono cristallizzate numerose "versioni differenti" di pratica, tecnica, didattica di questa disciplina?

Perché il Fondatore ebbe alcuni allievi notevoli, che divennero a loro volta notevoli Insegnanti e che agevolarono molto la diffusione dell'Aikido in tutto il globo.

Solo che ciascuno di essi ha - ovviamente - percepito e fatto proprio l'Aikido secondo le sue personali capacità, inclinazioni e prospettive. Una cosa è certa: nessuno di loro ha fatto ciò che ha fatto, sperando o volendo fare male le cose!

Quindi c'è chi si è specializzato nella visione "salutista" della disciplina, mettendo parzialmente da parte l'aspetto marziale e privilegiando la connessione mente-corpo, ad esempio... all'incirca le ragioni per le quali nacque il Ki Aikido (do you know Koichi Tohei Sensei?)

Altri hanno voluto mettere l'accento invece proprio sul lato marziale della pratica, mettendo alla luce stili come Yoshinkan e Yoseikan (rispettivamente Goszo Shioda Sensei, e Minoru Mochizuki Sensei).

Un Maestro come Kobayashi Sensei crediamo fosse molto propenso ed interessato a mostrare come un gesto potesse diventare essenziale ed impercettibile, per fare un altro esempio... ovvio che nella sua scuola si continui ad andare in quella direzione.

C'è stato chi, come Saito Sensei, ha concentrato tutta la sua attenzione alla conservazione del bagaglio tecnico di tai-jutsu e buki waza dell'Aikido, specializzandosi nelle didattiche ritenute al tempo migliori per trasmetterlo.

All'Aikikai di Tokyo (luogo da quale provengono le radici di Enti come l'Aikikai d'Italia) si è pensato molto a come far conoscere l'Aikido al mondo, oltre che a quelle poche decine di aficionados che si recavano ad Iwama per farsi cartellare direttamente dalle mani del Fondatore.
Un Aikido quindi dinamico, relazionale se vogliamo...

In Francia ha preso piede un Aikido sicuramente relazionale, basato molto su una pratica che potremmo definire "sportiva" della disciplina, ossia con cura per uke oltre che per tori... dove si suda un tot e salgono i battiti cardiaci per il livello stamina, ad esempio.

[l'elenco è tutto tranne che esaustivo... e volto solo a far comprendere ciò di cui parliamo: di importanti sfumature differenti di Aikido ce ne sono ancora a bizzeffe!]

In questo quadro generale, alcuni hanno deciso di avere programmi tecnici ridotti all'essenziale, altri di mantenerli belli ampi e corposi... alcuni hanno rinunciato all'utilizzo delle armi, altri ne hanno fatto l'emblema della propria specializzazione, altri sono andati a cercare la pratica delle armi in altre scuole di scherma giapponese, ad esempio...

Come mai?

Probabilmente perché in testa e nel cuore si avevano idee differenti, priorità differenti, scale di valori diverse: nessuno ha voluto compiere errori grossolani, e di solito ciascuno si è ben specializzato in un campo specifico.

Ciò ha iniziato a costituire una sorta di "codice di pratica" peculiare... che negli anni si è fatto distinguere, talvolta allontanandosi - almeno in superficie - da quello di alcuni altri.

C'è stato forse qualcuno che desiderava essere il migliore di tutti?
Non crediamo... sarebbe stata una presunzione vuota ed inutile, che di solito non anima le persone bene intenzionate.

C'è stato forse qualcuno che era convinto di muoversi nella direzione migliore?
Tutti, quasi sicuramente!

Fatto sta che quindi oggi chi si approccia all'Aikido è bene che sappia che ci sono molti modi per praticarlo e farebbe - secondo noi - bene ad indagare quale aspetto della disciplina è maggiormente utile ed incline a sé.

Sottolineiamo che necessariamente ogni approccio ha punti di forza e potenziali punti di ombra: sarebbe interessante esserne consci PRIMA di intraprendere un percorso, per poi non cadere dall'alto cammin facendo.

Una persona interessata maggiormente alla spiritualità che si dedica all'Iwama Ryu, ad esempio, che è uno stile solido, potente, pulito... ma anche per questo molto razionale... forse potrebbe col tempo percepire che qualcosa manca.

Altrettanto deluso potrebbe rimanere un interessato alle caratteristiche più marziali se si iscrivesse ad un corso di Ki Aikido: non che li la cosa manchi - certo che no! -, ma diciamo che ci sono ambiti in cui è stato messo maggiormente a fuoco questo peculiare aspetto.

Cambiando i codici di pratica, si modifica anche il senso di determinate azioni... e questo influisce molto anche sull'aspetto tecnico: questa è la ragione per la quale alcuni atteggiamenti sono considerati positivi in un ambito, ma magari vengono considerati erronei in un altro!

Potrebbe accadere che ci si rechi ad un seminar di Aikido diretto da un Insegnante proveniente da uno stile diverso da quello di propria appartenenza: vedremo cose fatte in un'altro modo, talvolta anche molto differenti da quelle alle quali siamo abituati.

In alcuni casi, potremo anche sentirci dire che ciò che facciamo abitualmente "è sbagliato", che non si fa assolutamente così, e che il modo migliore è completamente diverso...

Anziché rimanerci SOLO male e farci prendere dallo sconforto, proviamo prima a comprendere SOTTO QUALE OTTICA ci viene fatto quel rimando!

Cosa voleva dirci quell'Insegnante con la sua correzione?

Che siamo sbagliati dalla nascita?

Che lui mira a prospettive dell'Aikido differenti dal quelle alle quali siamo abituati?

Tutto è possibile, però è importante in ogni caso che non si tenti di giudicare a priori senza aver PRIMA almeno tentato di decifrare il codice con cui ci viene presentato un qualcosa (l'Aikido, come molto altro nella vita).

Gli assoluti sono sempre da smorzare: "sempre" e "mai" sono due parole tipiche degli innamorati sognatori, ma di spesso la verità è da qualche parte li in mezzo...

Concentriamo quindi sul significato che sta dietro ad un'azione e sui perché che spingono a compierla, poiché essi - da soli - riescono a connotare molto di ciò che vediamo o proviamo in prima persona.

Il giudizio a priori è qualcosa di molto comodo, ma anche poco saggio: vedere modalità differenti da quelle alle quali siamo abituati è qualcosa che spaventa, perché richiede una grande apertura... ma senza questa apertura è difficile imparare qualcosa sul serio... almeno secondo la nostra esperienza.

Il giudizio è un grande strumento, perché ci consente di dare un senso alle esperienze... quindi vediamo di non utilizzarlo SOLO come un enorme freno a farne di nuove ed arricchenti, SOLO perché differenti a quelle a cui siamo avezzi.

Buona Aiki-decodifica a tutti!







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