lunedì 9 gennaio 2017

1000 modi per prendersi per le Aiki-chiappe

Apro questo 2017 con un Post che risulti particolarmente chiaro, anche se non per forza dai toni morbidi.

Sempre più mi rendo conto che essere circolari ha un suo valore, ma in proporzione a quanto si è anche capaci di essere altrettanto netti e franchi, quando serve.

L’Aikido è uno strumento che reputo formidabile e del quale continuo ad intuire e scoprire - ogni giorno che passa - sempre ulteriori valenze e potenzialità: questa credo sia qualcosa di molto importante e che di certo non potrà che corroborare gli animi di coloro che stanno puntando molto di sé in questa affascinante disciplina.

Tuttavia uno strumento è uno strumento, cioè né costruttivo, né controproducente… se non messo in relazione a chi ne fa utilizzo ed a quali scopi lo muovono.

L’essere umano appartiene alla specie vivente che nella propria evoluzione è in grado di farsi un notevole numero di trappette da sola: questo è un dato di fatto!

L’uomo utilizza uno strumento come l’Aikido ed in esso vi proietta sicuramente tutta la sua grandezza, così come tutta la sua confusione esistenziale: per questa ragione c’è chi - grazie all’Aikido - si “ritrova” e chi - per responsabilità dell’Aikido - “si perde” per sempre.

Solo che noi umani siamo così aiki-paraculi da credere sul serio che sia “colpa” di qualcun/qualcos’ altro se le cose a noi non vanno come desidereremmo.

In buona sostanza, se prendiamo un martello... ci piantiamo un chiodo e appendiamo un quadro in soggiorno: di chi è il merito? NOSTRO!

Prendiamo ora lo stesso martello, ci ammazziamo nostra suocera: di chi è la colpa? Del MARTELLO!!!
La nostra propensione ad assumerci le responsabilità dirette delle nostre azioni spesso non è altrettanto grande quando i risultati non sono così meritevoli, non è forse così?

Se al martello sostituiamo la parola Aikido la cosa non cambia molto: conosciamo tutti quanti i benefici possa portare una pratica equilibrata… ma cos’è una pratica “equilibrata”?

La pratica che facciamo di solito ci serve per renderci più equilibrati o per non farci accorgere dei nostri amatissimi squilibri e paure… ai quali non siamo per nulla disposti a rinunciare?
Bella domanda!

Ma bisogna avere pure il coraggio di provare a darsi una risposta... prima o poi.
C'è gente che farebbe carte false per non farlo mai, è questo il guaio.

Esistono corsi molto tradizionali, quasi tradizionalisti… per i quali la forma è vitale, nei quali l’etichetta lo è altrettanto, la fedeltà al proprio Sensei è una questione semi-sacra… etc.

Forse che questi non siano valori importanti in Aikido?
Certo che lo sono, il problema però è che non sono degli assoluti, ma degli importanti relativi.

Frequentano questo tipo di corsi in modo probabilmente sano le persone un po’ fricchettone, quelle molto creative ma che non hanno una struttura personale adeguatamente formata: ecco che questi corsi “molto impostati” danno loro parametri visibili ed oggettivi con i quali mettere dei paletti dentro e fuori a se stessi, per recuperare un po’ di quella razionalità yang che magari le esperienze di vita non aveva fornito in precedenza.

Corsi promossi, quindi!
No, aspetta… frequentano questo tipo di corsi anche quelle persone che non ne vogliono proprio sapere di imparare a ragionare con la propria testa, che hanno bisogno di appartenere ad un’istituzione chiara e certificatile (Aikikai so Honbu, per esempio?), che hanno bisogno di sentirsi dire dal Sensei-Guru di turno cosa sia giusto e cosa sbagliato… senza mai doversi/volersi assumere responsabilità dirette.

Corsi completamente bocciati, allora!
Ma come è possibile che lo stesso genere di ambiente faccia così bene ad un tipo di persone e così male ad un'altra?

Partiamo dall’esempio inverso: stanno nascendo numerosi Dojo in Italia ed all’estero che si dichiarano interessati ad un Aikido più incentrato sullo studio dei principi universali della disciplina, che sulle tecniche specifiche secondo la didattica di uno stile piuttosto che un altro.

Un Aikido più “percepito” con il corpo che capito a livello intellettuale, più incline a studiare i principi di biomeccanica e postura che a scimmiottare i movimenti (più o meno inconsci) di questo o di quel grande Shihan (del passato o del presente).

Forse che questi non siano valori importanti in Aikido?
Certo che lo sono, sembrano una naturale evoluzione di una disciplina che - dopo essersi polverizzata e diversificata subito dopo la sua nascita - ora sta nuovamente cercando una sua identità comune.

Chi partecipa a questo corsi?
Persone che sono intenzionate a studiare la spontaneità del movimento, anziché limitarsi a raffinare a vita i dettagli di un kata… gente che vuole sentirsi libera con il proprio Aikido e che quindi ha ben compreso che solo rilassando le barriere del “tradizionale” si avrà la possibilità di percorrere la via indicata dal grande Fondatore di questa disciplina, che per primo è stato così coraggioso da provarci e riuscirci.

Corsi promossi, quindi!

No, aspetta… frequentano questo tipo di corsi anche quelle persone che non ne vogliono proprio sapere di imparare in modo umile le basi tradizionali della disciplina, quelle che richiedono qualche anno di kihon serio ed impostato, giusto per avere poi qualcosa da trascendere!!!

Quelli che credono che, scegliendo questa prospettiva di allenamento, vada bene tutto ed il contrario di tutto, perché tanto “Aikido è libertà”!

Spe… la libertà è importante, ma non può essere una scusa per aggirare un mancato impegno serio: l’hanmi, le anche, la distribuzione dei pesi, le nomenclature, le ukemi, le armi… se manca tutto questo perché non ti vesti con una tutta giallo fluorescente e non fondi il Cicciofomaggio Ryu?!

Corsi bocciati, allora?

Nuovamente: dipende!

C’è gente che - facendo ciò che fa - si fa un gran bene, altri invece che incancreniscono ulteriormente i loro problemi… ma la responsabilità siamo sicuri che sia in ciò che fanno?

È del martello la colpa?

Giro l’Italia sempre più spesso per insegnare e vedo gruppi che sono veramente tanto arroccati nella convinzione di essere “i migliori di tutti”, perché seguono questo o quello Shihan, hanno un certo tipo di gradi… praticano in modo tradizionale, etc, etc, etc.

Quando proponi a questi qualcosa che va anche solo di poco oltre a ciò a cui sono abituati... apriti cielo: “Ma il Maestro XYZ non hai mai fatto l’esercizio così… perché tu invece si?”.

“Perché vi ho percepito in gabbia, e volevo darvi la possibilità di constatarlo a vostra volta”.
Inutile dire che ai più va benissimo rimanere a vita schiavi di un metodo o una didattica (forse fa questi ci sono quelli che ne hanno ancora personale momentaneo bisogno, oltre che quelli che sono terrorizzati dall’essere più liberi), pochi sono quelli disposti a respirare aria nuova…

Poi capito spesso in ambiti in cui è invece il principio ad essere studiato, più che la tecnica, magari perché la platea è composta di Aikidoka provenienti da diverse estrazioni: molto bene, anche queste grandi esperienze ma…

… un sacco popolate da coloro che continuano a “scegliere di non scegliere”, quelli che fare un po’ di tutto non guasta mai, così non sapremo mai fare bene nulla… ma nel frattempo guarda quanta aria che abbiamo mosso, guarda in quanti tatami siamo stati!!!

Questi personaggi o gruppi hanno solitamente Insegnanti pasticcioni o assenti, gradi autoproclamati, kihon incasinato a dire poco: sono cioè l’esatto estremo polare opposto degli “incasellati” fanatici di cui parlavo sopra.

E perché questo genere di situazioni?
Perché ciascuno sceglie con il proprio Aikido di fare ciò che vuole: ciascuno si specchia in esso… più che altro.

C’è quindi chi ha voglia di fare un cammino serio con l’Aikido (non “serioso”… serio per me è qualcosa che può essere anche estremamente divertente!), e chi ha voglia di trovare in esso l’ennesima scusa per prendersi per le Aiki-chiappe!

Guardiamo i Senpai o gli Insegnanti, ad esempio: una volta essere Senpai in un gruppo non voleva dire di essere SOLO i più alti in grado in fila… ma era (ed è!) sinonimo di partecipare attivamente e con ingaggio alle attività del gruppo: il Senpai è il primo ad esserci alle varie occasioni di pratica, è quello che si occupa spesso dell’accoglienza dei nuovi arrivati, è una persona che si assume volentieri responsabilità all’interno dei Dojo.

Analogamente, e con maggiori responsabilità ancora, per il Sensei: oggi vedo un sacco di persone che occupano simili posizioni e che hanno un’enorme immaturità nel proprio ruolo.

Aboliamo quindi i ruoli di Senpai e Sensei?
No, proporrei invece di provare a calzarli con meno ego e per qualcosa di utile agli altri oltre che per il proprio tornaconto.

Il Senpai NON è quello che zittisce i compagni atteggiandosi a divo in mancanza dell’Insegnante, ad esempio.

Molti cosiddetti “Maestri” sono impreparati dal punto di vista tecnico, dal punto di vista umano… e purtroppo anche da entrambi gli aspetti contemporaneamente, nei casi peggiori.

Ma è l’Aikido a generare simili “aborti”?

NO, solo gli uomini che utilizzano l’Aikido come bimbi inconsapevoli… ma del resto si sa: prima di imparare ad utilizzare la libertà, di solito siamo tentati di abusarne irresponsabilmente!

Cosa fare quindi?

NULLA!

Sarebbe presuntuoso pensare altrimenti, ma è importante che da Aikime vi giunga questo messaggio: che ciascuno non faccia altro che definire meglio se stesso con l’Aikido, più che provare a migliorarsi…

… il miglioramento di sé è qualcosa che può avvenire - al massimo - se e solo se e quando ci accorgiamo che non ci piace ciò che abbiamo compreso di essere.

Tanti anni fa, mentre praticavo Aikido, io mi sono accorto di essere un imbranato, fifone, manipolatore, aggressivo: inutile dire che tutto ciò mi ha profondamente schifato!

Non sono certo di essere riuscito a trasformare tutto ciò in qualcosa di più positivo ed integrante, ma sono pronto a smettere domani la pratica se mi dovessi accorgere di avere solo aggravato questi miei squilibri iniziali lungo il mio - ancora lunghissimo - percorso.

Per questa ragione divento sempre più intransigente rispetto a tutti coloro che desiderano occupare posizioni di responsabilità, senza averne però i requisiti essenziali... rispetto a coloro che rincorrono gradi, pensando che il nero sul bianco gli sfini l'animo.

Continuerete ad essere egoicamente obesi, potete vestirvi come desiderate... e farvi chiamare pure imperatori intercontenintali dell'Aikido!

Ma è così faticosa la via, che non vale per nulla la pena percorrerla SOLO per prendersi ulteriormente meglio per le Aiki-chiappe da soli!!!

Quindi ciascuno continui pure a fare ciò che crede con se stesso, ma si risparmi dal tentativo di convincermi che sta facendo del bene all'umanità: siccome io stesso sono coinvolto in quel processo, so riconoscere al volo uno spirito autentico da un fake.

L'Aikido non ci cambierà, non ci migliorerà per FORZA: siamo noi che potremo riuscirci attraverso ciò che facciamo.
L'opportunità di evolvere e l'auto-presa per le Aiki-chiappe è e sarà sempre dietro l'angolo, allo stesso tempo.

In media res stat virtus....

Ho sempre più voglia di lavorare con chi veramente ha voglia di fare... ma ho anche sempre meno intenzione di perdere tempo con tutti gli altri!
Buon 2017 di pratica.

Marco Rubatto

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