lunedì 27 giugno 2016

L'Aikido, la legittimazione e le proprietà NON transitive della pratica

Ci ricordiamo cos'è la proprietà "transitiva" in matematica?

Lo abbiamo studiato sicuramente alle Scuole medie... è quella cosa che dice che:

se A = C e se B = C, allora...

... che necessariamente A = B, questa perlomeno è la formulazione più semplice della proprietà... che nell'insiemistica invece si esprime più compiutamente così:


Ma tranquilli, non è nostra intenzione farvi tornare sui banchi di scuola!

Ci piacerebbe invece riflettere insieme sul significato non banale che spesso attribuiamo a questa proprietà nel campo delle arti marziali, e dell'Aikido nello specifico...

Si, perché spesso viene utilizzata la proprietà transitiva per riferirsi ad un sacco di luoghi comuni che sarebbe bene iniziare a sfatare, per pure cultura generale:

A = sono una "cintura nera"
B = un esperto di arti marziali di solito è una cintura nera

➤ sono una CINTURA NERA, quindi sono un ESPERTO di Aikido... Ma quando mai!

Possedere una cintura nera è sinonimo che si sta studiando Aikido da qualche anno (5,6,7 massimo?), ma questo è qualcosa di molto differente da essere degli "esperti" in questa disciplina:

tradizionalmente infatti la cintura nera è considerata il momento in cui si formalizza l'inizio della propria pratica, quindi considerando tutto il tempo precedente sul tatami come una sorta di "periodo di riflessione", che serve a farci capire se vogliamo intraprendere sul serio la pratica oppure no.

Altro che esperti dunque, siamo piuttosto dei "novizi"... VERI novizi quindi: 5 o 6 anni di pratica non vogliono quindi automaticamente significare il raggiungimento di nulla di specifico.

A = ho iniziato a praticare Aikido trent'anni fa
B = un esperto di Aikido ha una lunga esperienza di pratica

 pratico Aikido da trent'anni, QUINDI sono un esperto di Aikido... Ah si?

Può darsi, infatti... ma raccontaci di più di questi tuoi 30 anni di pratica...

- A che età hai iniziato?
- Chi sono stati i tuoi Insegnanti?
- Quante volte praticavi, ad esempio, in una settimana?
- Hai avuto continuità nella pratica o essa è stata piuttosto a macchia di leopardo?
- Cos'hai compreso di notevole per affermare ciò che affermi (di essere un esperto, cioè)?

Capite bene che ciascuna di queste cose fa molta la differenza per capire se la proprietà transitiva può essere applicata in serenità oppure no.

Se uno dichiara di avere 30 anni di pratica sulla gobba, ma ha 35 anni di vita... è piuttosto difficile considerare che tutti questi 30 anni se li sia fatti con una certa consapevolezza di quello che stava facendo... vero?

Magari 15 o 20 di questi anni sono così (intensi, maturi, consapevoli), ma a 5 anni è difficile avere la possibilità di fare grosse scelte consapevoli sul proprio destino o andare a studiare cosa ci piace, con il Maestro che ci piace!!!

Proprietà transitiva un po' forzata sembrerebbe, che dite?

Se uno dichiara di avere 30 anni di pratica sulla gobba, perché ha iniziato effettivamente il proprio percorso 30 anni prima e poi si è assentato a singhiozzi ripetuti di 5 o 6 anni per poi riprendere metodicamente dopo ogni volta, possiede veramente tutta questa esperienza?

Affermare di avere iniziato 30 anni fa la pratica, NON ci risulta per forza sinonimo di avere 30 anni di esperienza, o lo è?

30 anni di esperienza vuol dire trent'anni in cui hai fatto un po' di tutto... oppure Aikido?!?

30 anni di esperienze miste di Karate, Kung Fu, Jodo, Ikebana, Sushi, Shiatsu e Aikido... NON sono 30 anni di esperienza nell'Aikido, ma molto tempo passato a contatto con alcune culture e discipline orientali!!!

Oltre tutto non è solo il quanto, ma anche il COME facciamo una cosa a decretarne la veridicità e l'importanza!

Proprietà transitiva potenzialmente falsabile da presupposti melmosi, in questi casi...

A = il mio Maestro è (o è stato) un nome importante nel panorama Aikidoistico nazionale/internazionale
B = avere un buon Maestro è importante per imparare bene l'Aikido

 ho (oppure ho avuto) un grande Maestro, QUINDI so bene l'Aikido... madddai (detto alla Mughini)!!!

Una persona può essersi messa a studiare sotto lo sguardo attento di un Insegnante considerato "famoso" o particolarmente meritevole da parte della comunità Aikidoistica nazionale o internazionale, ma ciò da solo è veramente sinonimo di garanzia sull'Aikido che ha appreso?

Al massimo è garanzia sull'Aikido che è stato insegnato, NON sull'Aikido che è stato compreso, appreso, imparato: ogni Insegnante sa che fra i suoi allievi è possibile che ci sia qualcuno particolarmente talentuoso, così come qualcuno particolarmente impedito... oltre ad una gran parte di persone mediamente e variamente dotate.

Legarsi personalmente ad un grande può essere di aiuto per avere buone indicazioni nella pratica, un sacco di ispirazione individuale, etc... ma NON è sinonimo che saremo capaci di mettere particolarmente a frutto la bontà degli insegnamenti che avremo ricevuto... così come ha saputo fare il nostro mentore a suo tempo.

Quello che fa la differenza per poterlo fare è la persona stessa, quindi ogni generalizzazione è fuorviante (o manipolatoria) di per sé, perché ogni caso è unico.

A noi verrebbe da dire - addirittura - che chi ha continuamente bisogno di riferirsi al "mostro sacro" dal quale ha imparato deve avere una sorta di complesso di inferiorità cronico... cosa che non ce lo fa vedere già di suo come un grande praticante/insegnante.

"Se sai il fatto tuo, che bisogno c'è di continuare a ribadire che tu sei l'esatta ed umile copia del tuo grande Maestro?!
Io vengo a lezione da te, mica dal clone/ologramma del tuo Maestro... voglio vedere che sai fare tu!!!"

Sarebbe interessante chiedere il parere al "grande Maestro" in persona sul suo allievo che tanto si fregia del suo percorso con lui, se anche lui si potrebbe parimenti inorgoglire di essere stato il suo Insegnante (manco a dirlo nel 99% dei casi non si può fare, perché si tratta di trapassati, in generale allievi diretti del Fondatore)... o se rabbrividirebbe nel sentirsi rappresentato da chi tanto millanta questo diritto!!!

Sappiamo informalmente che alcuni Insegnanti tanto blasonati oggi e che vantano "nobili origini" in realtà sono stati allievi "qualsiasi" di un tempo, che hanno approfittato del cambio generazionale per raccontarci quello che hanno voluto degli anni in cui non c'eravamo: è la piccolezza umana che tenta di farsi strada come può, fa quasi tenerezza!

A = sono un Insegnante di Aikido
B = ho pochi allievi

 ho pochi allievi QUINDI è segno che insegno un buon Aikido, perché l'Aikido è da sempre per pochi

Al momento attuale le masse non sono interessate ad un lavoro serio e costante, tanto da apparire talvolta anche parecchio impegnativo, quindi se gli allievi sono pochi è segno che si sta seguendo un percorso serio?

Forse si... ma forse anche NO: magari è solo che l'Insegnante non ci sa proprio fare e la gente lo evita come la peste!

= sono un Insegnante di Aikido
B = ho molti allievi

 ho molti allievi QUINDI è segno che sono un buon Insegnante di Aikido

Di nuovo, dipende...
Hai molti allievi perché sei un buon Insegnante di Aikido o perché scendi molto a compromessi con loro?

Entrambe le cose sono possibili, ma è innegabile come la massa nella nostra società NON si diriga solitamente nella direzione di acquisire consapevolezza di sé e quindi forse questa la ragione per la quale discipline come l'Aikido sono accettate, ricercate da alcuni, ma non conosciute e osannate dai più.

Talvolta per questo motivo, si tende a snaturare i principi di una disciplina per risultare più divulgativi possibili... ma ciò non è segno certo che si stia facendo un buon lavoro.

Ribadiamo: NON si intende affermare che per forza chi ha esperienza non sia un buon praticante/Insegnante, che avere avuto un buon Maestro non conti nulla, che avere pochi o molti allievi sia una colpa... sono tutte condizioni piuttosto importanti (non per forza "necessarie"), ma sicuramente NON "sufficienti" come sembrerebbe ad identificare chi si è.

... vogliamo solo far riflettere su quella "proprietà transitiva" che viene AUTOMATICAMENTE creduta vera, quando invece non ci risulta tale. Si ricorre a ciò - di solito - per cercare una legittimazione, un posto al sole... ma siamo sicuri che ce ne sia veramente bisogno?

Cos'è allora che c'è di veramente TRANSITIVO nella pratica dell'Aikido?!

Forse che se uno pratica tanto, avrà necessariamente fatto tante cadute e conoscerà la sensazione dell'acido lattico nei muscoli!

Che se abbiamo la fortuna di avere un buon Insegnante, avremo avuto una buona base di partenza sulla quale lavorare per creare qualcosa di importante dentro di noi a nostra volta (così come sicuramente avrà fatto lui prima di noi)...

In Italia (limitiamoci al nostro ambito nazionale) abbiamo molti praticanti esperti, così come allievi di Insegnanti illustri, ma non crediamo sia questo a fare eventualmente grande e meritevole il loro Aikido: sono loro stessi l'eventuale valore aggiunto per la nostra comunità.

A nulla serve una grande esperienza se non messa debitamente a frutto, a poco servirebbe aver avuto un grande Maestro se ci si limitasse a scimmiottarne i passi.


Essere semplicemente ciò che si è risulta forse una delle più grandi conquiste della propria esistenza, senza dover elemosinare un diritto ad essere considerati che venga da qualcosa situato nel passato (o nel futuro).

Cosa c'è di TRANSITIVO?

Forse tutto, oppure niente... forse saremo noi capace di essere transitivi, trasformando il nostro lavoro in frutti sostanziosi di cui nutrirci e da condividere generosamente con gli altri, ma non c'è alcun automatismo tutto ciò... figuriamoci se ne potrebbe essere uno?!

I migliori Maestri del mondo di ogni disciplina hanno ANCHE avuto allievi pessimi... così come non tutti quelli che hanno dedicato l'intera vita ad una pratica l'hanno necessariamente compresa e vivificata.

C'è gente che non ha avuto particolari Insegnanti, né ha dedicato poi così tanto tempo al perfezionamento di alcunché, eppure è riuscita ad arrivare dove altri più meticolosi non sono giunti mai.

È il paradosso delle discipline come la nostra, nelle quali doti naturali, dedizione e meticolosità talvolta si incontrano e si supportano, altre volte risultano indipendenti, se non addirittura conflittuali.

La legittimazione viene forse più dai frutti del proprio lavoro, non dalle "patacche" che ciascuno può appendere al muro, siano anche esse lineage invidiabili o esperienze ciclopiche.

L'universo fortunatamente è uno specchio saggio e schietto... capace di farci arrivare in feedback l'immagine che in esso abbiamo avuto il coraggio di riflettere.

Questa specularità SI che è veramente transitiva, imperdonabilmente TRANSITIVA!!!






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