lunedì 13 gennaio 2014

鏡開き Kagami Biraki ed altre cose che non sappiamo

Che l'Aikido sia una disciplina giapponese è piuttosto risaputo, ma che le persone normalmente conoscano le poliedriche tradizioni della cultura dalla quale deriva non è altrettanto frequente.

Il Giappone è un Paese unico al mondo per aver sviluppato per secoli una cultura, filosofia e spiritualità autonome, influenzate solo minimamente dagli esigui contatti che in passato ebbe con altri popoli.

Ne segue che tutta una serie di abitudini e credenze non sono riscontrabili altrove... e molte di esse hanno influenzato notevolmente l'Aikido e la sua pratica.

All'inizio di ogni anno di pratica, che in un Dojo coincide con il nuovo anno solare e non con la stagione sportiva (grosso modo coincidente con il periodo di frequenza scolastica) si è soliti celebrare il Kagami Biraki (鏡開き), ossia una festa tradizionale che ultimamente sta divenendo più nota anche in occidente per via della crescita dei Dojo tradizionali presenti anche alle nostre latitudini.

Vediamo di cosa si tratta...

Si celebra di solito l'11 di gennaio (i numeri dispari sono considerati fortunati) e per le discipline marziali coincide con la prima lezione dell'anno di pratica.
Nei giorni precedenti il Dojo però è un luogo comunque frequentato dagli allievi, che utilizzano la piccola pausa degli allenamenti per fare una pulizia approfondita di tutta la struttura, del tatami, del kamidana, etc...

Circa nel 300 d.C., il quarto Shogun Tokugawa fu il primo a celebrare un Kagami Biraki.

Prima di andare in guerra fece venire il suo Daimyo nella sua dimora per rompere e dividere un barile di sakè.
La battaglia ebbe successo e da allora il rituale divenne convenzione e segno di buon auspicio, che ancora oggi viene considerata tale per matrimoni, eventi sportivi e culturali, inaugurazioni o qualsiasi evento che valga la pena essere celebrato e ricordai con solennità.

Il nome di questa festa è traducibile con "apertura dello specchio", oppure “rottura del mochi", poiché si rompe un kagami mochi oppure si apre una confezione di sake.

Il kagami mochi (镜 饼 ) (letteralmente "torta di riso specchio") è un dolce tradizionale giapponese, consumato a Capodanno. Di solito è costituito da due tortine di riso rotonde sovrapposte (quella più grande sotto e quella più piccola sopra) e un arancio giapponese amaro, chiamato daidai, appoggiato sopra e decorato con una foglia.

Si posiziona su un supporto chiamato sanpo (三宝), all'interno di un foglio chiamato shihōbeni (四方 红) , che dovrebbe scongiurare gli incendi dalla casa/struttura per gli anni a venire: ancora oggi molte abitazioni giapponesi vengono costruite in legno, quindi possiamo comprendere come un tempo la paura del fuoco fosse motivata e come i rituali fossero quindi pregni di simboli atti a scongiurare questa evenienza.

Molte di queste credenze e scongiuri hanno reso il popolo giapponese fra i più superstiziosi al mondo!

Durante le feste il kagami mochi viene collocato su un altare shinto o buddista o su un tokonoma, come offerta agli dei in visita, durante il Capodanno. Il mochi ornamentale è rimosso l'11 gennaio e viene spezzato in più frammenti prima di essere mangiato.

A quell punto, il kagami mochi è già alquanto fragile e sulla superficie e possono essere presenti crepe.
Il mochi non viene tagliato col coltello, perché questo gesto è interpretato come "negativo", visto che è associato al taglio dei legami tra le persone, ed è solitamente frantumato con un colpo di mano o con un martelletto.

Il kagami mochi fece la sua prima apparizione nel periodo Muromachi (cioè dal 14º al 16º secolo d.C.).

Il nome kagami ("specchio") si dice abbia avuto origine dalla sua somiglianza con un vecchio stile di specchio di rame rotondo, al quale veniva e viene anche attribuito un significato religioso.

Il mito vuole che lo specchio, il gioiello e la spada siano proprio i tre tesori che la dea Amaterasu Omikami - spesso citata nelle preghiere di O' Sensei - consegno al primo Imperatore, o Tenno, come dono in rappresentazione della sua provenienza divina.

Quasi tutti gli altari shinto posseggono uno specchio rotondo dinnanzi al kamidana (la mensola dei kami, nella quale solitamente un tempietto di legno rappresenta la loro presenza nel locale).

Questo accessorio starebbe a significare proprio l'immanenza della divinità in ciascuna delle persone che vi si rivolge in preghiera: "se vuoi vedere dio... guarda dentro te stesso"!

La "rottura dello specchio", in qualche modo, significa proprio l'entrata in contatto con una dimensione divina immanente, che non viene più specchiata... ma realizzata.

All'inizio di ogni nuovo anno di pratica quindi si auspica che l'incontro con questa dimensione spirituale ci "riporti alla sorgente" dell'energia, della saggezza e dell'essere, in modo che i nostri atti divengano diretta manifestazione di questo rapporto stretto con la parte più alta e profonda di noi.

Una festa dal significato simbolico tutt'altro che trascurabile!

Il Kagami Biraki divenne noto all'interno delle discipline marziali giapponesi quando, nel 1884, Jigoro Kano, il fondatore del Judo, lo adottò a partire dal 1884: da allora la pratica è diffusa nell'Aikido, così come in altre forme di Budo tradizionali.

Non crediamo sia sinonimo di qualità della pratica la possibilità di celebrare questa festa, ma conoscere le sue origini così radicate nella nostra disciplina potrebbe risultare molto importante.

Fa venire voglia di trasformare sempre più una palestra in un Dojo!

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