sabato 25 ottobre 2008

神道 Shinto: 2 - Aikido e mitologia religiosa


Facciamo oggi il punto su alcuni importanti elementi del culto shintoista a partire dalla mitologia con la quale viene descritta anche la creazione stessa dell’arcipelago giapponese.

Il primo ancestrale ricordo, come in molti altri credo religiosi, è quello relativo ad un suono, che in giapponese viene chiamato kotodama. Con esso si indica più di quanto è udibile, ossia diviene sinonimo dello spirito stesso che alberga nell’onda sonora emessa.

Nella mitologia dello shintoismo l’origine della creazione avvenne contemporaneamente
alla vibrazione del suono su, dal quale vennero generati il mondo fisico e quello
spirituale. L’universo avrebbe iniziato allora la sua respirazione naturale ed espandendosi il
suono sarebbe fluito da esso. “Su avrebbe continuato ad espandersi in quattro direzioni, formando un circolo pulsante, quindi si mutò inU, kotodama che si divise in due, "yu" (“c’è”, “qualcosa”,“si”,) e "mu" (“non è”, “nulla”, “no”) operando come forze opposte che funzionano indipendentemente tra loro.
Ognuna di esse avrebbe il proprio mitama (spirito); è curioso sottolineare che combinate insieme, questi suoni vengono pronunciati umu, che in giapponese significa “nascita”.

Una di queste forze fluì verso l’alto e generò il kotodama A”, mentre l’altra cadde verso la Terra e creò il kotodama O”. Con A verso l’alto ed O verso il basso si creò una opposizione di forze e trattenendosi entrambe attraverso il ki, una attrazione venne formata.
Secondo la tradizione, il nucleo del dinamismo universale consisterebbe in 75 suoni.
Ognuno di questi svilupperebbe una forma universale: triangolare
(Iku - musubi),
circolare (Taru - musubi), e quadrata (Tamatsume - musubi).

Queste tre forme divennero storicamente sacre al Fondatore e simbolo dell’Aikido stesso.

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È interessante sottolineare come molte altre tradizioni spirituali facciano menzione di un inizio dei tempi legato ad un suono o ad una nota; ad esempio:

- il vangelo di S. Giovanni esordisce con: In principio era il Verbo (Giov. 1,1);
- la religione indù rimanda l’ancestrale presenza del suono Aum (Om) prima dell’inizio dei tempi, ripreso poi anche dalle dottrine occidentali in riferimento a dio come alpha e omega, inizio e fine di tutto (che uniti formano il suono Amen cristiano, straordinariamente assonante con Om indù, appunto).

Le prime divinità di cui si fa menzione sono le personificazioni stesse dell'essenza maschile, Izanagi e dell'essenza femminile, Izanami. Esse si incaricarono di creare la prima terra. Per aiutarli in tale compito, venne loro donata un'alabarda ingioiellata, chiamata Ama no nuhoko ("Albarda Celeste della Palude"). Le due divinità andarono quindi al ponte che collegava cielo e terra, l'Ame no ukihashi ("Ponte Fluttuante fra Cielo e Terra"), e mescolarono il mare sottostante con l'alabarda. Quando alcune gocce di acqua salata precipitarono da questa, si trasformarono nell'isola di Onokoro (letteralmente “che si è congelato”).

O’ Sensei stesso in alcuni suoi poemi (doka) richiama questo mito della creazione, in modo non immediato per chi non conosce a fondo la storia ed il culto dello stesso shintoismo. Esaminiamo direttamente le sue parole:

- doka nº 21 -

おのころに
常立なして
中に生く
愛の構えは
山彦の道

Onokoro ni
tokotachi nashite
naka ni iku
ai no kamae wa
yamabiko no michi

Su questa terra
come un dio resta fermo
fiorisce al centro
la base dell’amore
Via dell’eco dei monti!

resta fermo come un dio” si riferisce all’apparizione del dio Tokotachi no kami sull’isola di Onokoro (traslitterata e/o pronunciata talvolta “Onogoro”), ritenuta una manifestazione simbolica di nascita, vitalità e rinnovamento, aspetti incessantemente ricercati e ricreati nella pratica dell’Aikido. "Via dell'eco dei monti", come già ricordato in un precedente Post di Aikime, è un importante insegnamento verbale, spesso usato da O' Sensei e da altri grandi insegnanti del passato per descrivere la dinamica di irimi nage.

Ecco invece alcuni versi, tra gli svariati che se ne possono trovare, nei quali Ueshiba Sensei si riferisce al “Ponte fluttuante fra Cielo e Terra”:

- doka nº 20 -

火と水の
合氣にくみし
橋の上
大海原に
いける山彦

Hi to mizu no
Aiki ni kumishi
Hashi no ue
ounabara ni
ikeru yamabiko

Fuoco con Acqua
si uniscono nell’Aiki;
sul Ponte, resto
sopra il Mare infinito
fra i monti eco risuona.

(almeno in altri 2 doka O' Sensei si riferisce a questo Ponte mitologico: non li riportiamo per brevità e per non sobbarcarci il lavoro della ricerca dei kanji del testo giapponese!)

Ha quindi inizio la vera e propria genesei del pantheon shintoista, concomitante con la creazione della terra di Yamato...

Izanami e Izanagi scesero dal Ponte Fluttuante e realizzarono la loro dimora sull'isola di Onokoro. Vollero infine avere dei figli, così eressero un pilastro (chiamato Ame no mihashira) e attorno ad esso costruirono un palazzo (chiamato Yahirodono, "la sala dall'area di 8 braccia di lunghezza").

Iniziò quindi un primo rito di accoppiamento: Izanagi e Izanami girarono attorno al pilastro in direzione opposta l'uno all'altra, e quando si incontrarono sull'altro lato Izanami, la divinità femminile, salutò per prima Izanagi, la divinità maschile. Questi pensò che ciò non fosse corretto, ma si coricarono assieme comunque ed ebbero due bambini, Hiruko ("bambino debole") e Awashima ("isola pallida"); ma sarebbero stati malformati e non vengono perciò considerati divinità nella mitologia shintoista.
Izanagi e Izanami misero i bambini in una barca e li lasciarono andare in mare aperto (fu probabilmente il primo abbandono di un diversamente abile della storia!), pregando dunque gli altri dei che fosse data loro una spiegazione per ciò che avevano fatto di sbagliato. Venne loro detto che la divinità maschile avrebbe dovuto salutare per prima quella femminile durante la cerimonia, mentre era avvenuto il contrario. Così Izanagi e Izanami ritornarono al pilastro, e vi girarono intorno nuovamente, e questa volta quando s'incontrarono fu Izanagi a parlare per primo e la loro unione fu fruttuosa.


Dalla loro unione nacquero le Ōyashima, cioè le otto grandi isole del Giappone: Awazi , Iyo (successivamente Shikoku), Ogi, Tsukusi (successivamente Kyushu), Iki, Tsushima, Sado e Yamato (successivamente Honshu).
Si noti che Hokkaido, Chishima, e Okinawa non facevano parte del territorio giapponese nell'antichità. Gli dei “genitori” generarono in seguito sei ulteriori isole e molte divinità, ma Izanami morì tuttavia dando alla luce il figlio Kagututi (incarnazione del fuoco). Venne sepolta sul monte Hiba, al confine delle antiche province di Izumo e Hoki, vicino l'odierna Yasugi della Prefettura di Shimane. Incollerito, Izanagi uccise Kagututi, dalla qual morte vennero generate dozzine di altre divinità.

Gli dei nati da Izanagi e Izanami sono i simboli di importanti aspetti naturali e culturali. Un esempio di conseguenza diretta della mitologia shintoista sulla cultura nipponica è, comunque, il fatto che nel mito fu necessario che la divinità maschile Izanagi assumesse la posizione di "guida", mentre la divinità femminile Izanami dovette essere di "seconda posizione". Ciò contribuì a portare in Giappone alla concezione di un'implicita discriminazione nei confronti del genere femminile.

In seguito al triste accadimento, Izanagi pianse la morte della consorte Izanami e decise di intraprendere un viaggio verso Yomi, "La terra tenebrosa dei morti" per cercarla. Izanagi trovò poche differenze fra Yomi e la terra superiore, eccetto l'eterna oscurità. Comunque, questa tenebra soffocante era sufficiente per farlo soffrire, in mancanza della luce e della vita del mondo superiore. Tovò rapidamente la sua sposa Izanami, ma dapprima non potette vederla affatto a causa delle ombre che celavano la sua figura. Ciononostante, le chiese di tornare con lui. Izanami gli parlò, informandolo che era ormai troppo tardi: ella aveva infatti già mangiato il cibo degli Inferi ed ora faceva parte della Terra dei Morti. Non poteva per questo più ritornare fra i viventi.

Izanagi rimase interdetto all'udire questa notizia ma rifiutò di sottomettersi al suo desiderio di essere lasciata nell'oscuro abbraccio di Yomi. Così, mentre Izanami dormiva, prese il pettine che legava i lunghi capelli dell'amata e lo accese come una torcia. Sotto l'improvvisa fiamma luminosa, Izanagi vide l'orripilante figura dell'un tempo bella e graziosa Izanami: era ora un corpo di carne devastata dalla decomposizione, pieno creature abominevoli che vi strisciavano sopra.

Urlando, Izanagi non poté più controllare la sua paura e cominciò a correre, volendo ritornare fra i viventi ed abbandonare sua moglie, ormai divenuta dalle sembianze disgustose. Ma Izanami, gridando indignata, si erse dalla terra e prese ad inseguire il consorte. Anche delle shikome, una sorta di "arpie" o "furie", incaricate da Izanami di riportarlo indietro, cominciarono a rincorrere Izanagi.

Pensando velocemente a cosa potesse fare, quest'ultimo gettò a terra il suo cappello, che si trasformò in un grappolo d'uva nera. Le shikome vi si inciamparono ma continuarono l'inseguimento. Dopo, Izanagi lanciò a terra il pettine che divenne un cespuglio di canne di bambù. Le creature del mondo di Yomi continuavano ad inseguirlo, ma Izanagi urinò contro un albero, formando un grande fiume che gli diede del vantaggio. Sfortunatamente, l'inseguimento continuò, costringendo Izanagi a gettar loro addosso delle pesche. Sapeva che ciò non li avrebbe rallentati a lungo, ma era quasi libero, ché il confine del mondo di Yomi era ormai vicinissimo.

Izanagi sgusciò fuori dall'entrata e veloce spinse una grossa roccia a tappare la bocca della caverna, che era poi l'ingresso a Yomi. Izanami gridò da dietro questa impenetrabile barriera e disse ad Izanagi che, qualora l'avesse abbandonata, avrebbe ucciso 1000 persone viventi ogni giorno. Ma lui rispose furiosamente che in tal caso avrebbe dato la vita a 1500 persone viventi ogni giorno!

E così, secondo la tradizione, iniziò l'esistenza della morte, provocata dalle mani dell'irata Izanami, la moglie che Izanagi aveva abbandonato.

Ecco in quali termini O' Sensei si è riferito a queste due figure mitologiche, rappresentanti dei principi maschile e femminile dell'esistenza:

- doka nº 12 -

武産は
みおいあの火水に
合氣して
その営みは
ぎ美の神業

Takemusu wa
mioya no iki ni
aiki shite
nono itonami wa
Gimi no kamuwaza

Takemusu è
l’armonizzazione che
crea fuoco/acqua;
la loro interazione
sacra tecnica GI, MI.

Gi e Mi stanno per Izanagi e Izanami, mentre l'espressione tradotta come "crea, creazione" significa alla lettera "Genitori Glorificati". L'interazione tra fuoco ed acqua, maschio e femmina, sinistra e destra darebbero vita alle Divine Tecniche dell'Aikido.

Come ci si potrebbe aspettare da una cultura che da sempre ha considerato rozzo e contaminante qualunque cosa che abbia a che fare con la morte Izanagi andò subito a purificarsi dopo la sua discesa nel mondo di Yomi. Mentre si svestiva, e rimuoveva tutti gli ornamenti dal suo corpo, ogni oggetto che gettava a terra si trasformava in una nuova divinità. E ancora più dei nacquero quando andò a lavarsi in acqua. I più importanti personaggi mitologici si crearono una volta che Izanagi lavò la sua faccia:

- Amaterasu (l'incarnazione del Sole) dal suo occhio sinistro;
- Tsukiyomi (l'incarnazione della Luna) dal suo occhio destro;
- Susanoo (l'incarnazione del Vento e della Tempesta) dal suo naso.

Izanagi stabilì che il mondo venisse diviso fra loro: ad Amaterasu andò il Cielo, a Tsukiyomi la notte e la Luna, e a Susanoo i mari.

Amaterasu è una delle divinità che più è stata ricordata nelle preghiere di Morihei Ueshiba, O’ Sensei, il cui nome è stato infatti utilizzato come un vero e proprio kotodama (nell'accezione di preghiera) da questi (“Amaterasu Omi kami”, ossia, “grande dea Amaterasu”). Molto c’è ancora da dire su questa importante figura mitologica, che molto da vicino ha influenzato le strutture dell’Aikido nella mente del suo Fondatore, come nelle strutture architettoniche stesse dei templi dedicati al culto shintoista…

Ma per oggi riteniamo che possa bastare.

Presto la continuazione su un nuovo Post intitolato

Shinto 3: Aikido ed i portali dei templi”.

mercoledì 22 ottobre 2008

Il ki che ti stende... anche se non ti tocco

Sospendiamo il giudizio… e guardiamo questo video…



e questo, che comprende anche il precedente, ma all’amoviola…



Che si tratti di qualcosa di non così consueto è banale, ma di cosa si tratta?

Sono diventate leggendarie le tecniche del Fondatore, all’apice delle sue consapevolezze sull’Aikido, in cui l’avversario sarebbe stato atterrato senza il benché minimo contatto fisico… per via del solo effetto del suo ki!

Ma proprio perché leggendarie, queste tecniche si sono poste naturalmente tra fantasia e realtà: sappiamo anche che ogni leggenda contiene sempre qualcosa di vero… ma in quale percentuale rispetto al tutto?

Non eravamo là, non possiamo affermare nulla per esperienza personale.

Ma anche ai nostri giorni questi fenomeni continuerebbero a verificarsi…
Guardiamo questi video (con il giudizio critico TURNED OFF!)



ed ancora…



Questo signore si chiama [渡辺信之] Nobuyuki Watanabe Sensei ed insegna regolarmente tutt’oggi all’Aikikai Hombu Dojo di Tokyo tutti i sabati pomeriggio, dalle 15.00 alle 16.00.

Ad Iwama egli viene chiama to “Magic Man”, in senso svalutativo, per la convinzione più che diffusa che non sia possibile realizzare nulla di così evidentemente in contrasto con le leggi della fisica, a meno di non mettersi d’accordo tra praticanti di cadere l’uno al cenno dell’altro o non ci sia un timore reverenziale così grande nei confronti del proprio insegnante da cadere per compiacerlo…
Anche all’Aikikai Hombu Dojo i praticanti sono scissi in chi simpatizza per le sue lezioni e coloro che vedono una possibile millanteria nell’aria che divide tori ed uke!

Morihiro Saito Sensei, interpellato sull’argomento “no touching techniques” non esitava a dichiarare: “l’aria non ha mai proiettato nessuno!”.
In molti dei filmati di questo genere (compresi quelli di O’ Sensei), secondo lui era possibile scorgere grossolani errori degli uke che si prestavano ad un accordo più o meno tacito: “cado quando mi fai cenno di farlo”… piuttosto che subire l’influsso di una reale forza esterna…

Noi non siamo qui per smentire una fonte così autorevole, ma nemmeno per dare etichette a ciò che è vero ed a ciò che non lo è. Sicuramente queste dimostrazioni di “estensione di ki” possono lasciare anche perplessi sulla loro veridicità, ma scartare a priori ogni possibilità a loro favore non è di aiuto alla ricerca libera da pregiudizi.

Non abbiamo potuto presenziare la scorsa estate di persona alle lezioni di Watanabe Shihan, ma ci siamo riproposti di farlo l’estate prossima, per avere un punto di vista privilegiato, e basato su un’esperienza epidermica e personale… ma intanto…

- abbiamo incontrato sulla Via molti modi di praticare Aikido, anche parecchio diversi da quello tradizionale, di derivazione meno spiccatamente marziale. Nel nord Europa, ad esempio, si stanno diffondendo in modo significativo alcuni stili di Aikido che potremmo definire “relazionali”, cioè che mirano a studiare e rendere visibili le dinamiche comunicative ed interpersonali delle persone in una comunità (il Dojo).

- presso questi corsi l’enfasi non è mai posta su alcuna tecnica, ma su “cosa fa su di te il mio movimento”, sia questo a livello emotivo, che fisico. Per fare questo, viene privilegiato l’aspetto relativo alla connessione tra i partners. Attraverso questo “collegamento” vengono veicolate le informazioni oggetto di studio.

- i movimenti (fisici) che si vengono a realizzare sono quindi anche molto differenti da quanto suggerirebbe l’evasione ad un attacco… sono più arbitrari e spontanei forse. Il compagno “deve” seguire il processo perché in ciò si trova l’essenza stessa dell’esercizio, non perché è connivente.

- sicuramente nei video precedenti salterà all’occhio di tutti lo splendido esempio di connessione e reattività tra gli uke ed i loro partners dotati di “poteri sovrannaturali”. Un minimo movimento di O’ Sensei (o di Watanabe Sensei) genera un corrispondente movimento nell’attaccante. Ma la domanda delle domande è: possono questi evitare di muoversi o c’è realmente una “forza” invisibile che gli costringe a farlo?

Robert Nadeau Sensei, allievo diretto del Fondatore, ha descritto in modo approfondito durante un suo seminario in Svizzera cosa accadde la volta che egli, incredulo come altri rispetto alla leggendaria fama d’invincibilità che attorniava il suo Maestro, ha tentato di attaccarlo di sorpresa per togliersi tali dubbi in modo diretto.

Egli (in un racconto realistico o eccessivamente drammatizzato non ci è dato sapere) dice di aver percepito, man mano che si avvicinava ad O’ Sensei, come la sensazione di appoggiarsi ad una superficie gommosa, nella quale è riuscito per un certo tratto a penetrare, ma che poi lo ha lentamente frenato e rimbalzato via, proprio come avverrebbe se si colpisse una palla di gomma. Nadeau Sensei ha affermato di aver trascorso il resto della sua vita a cercare di studiare a fondo cosa accadde in quegli attimi eterni.

A chi non viene in mente il "grande cattivo" di Guerre Stellari!?...



ma restiamo in Giappone e chiediamoci se il seguente non sia un finale più logico…



Non riusciremo forse né qui, né ora a capire se i vertici massimi dell’Aikido consentano realmente di arrivare ad atterrare qualcun altro con la sola forza del ki anche perché questo francamente non ci interessa più di tanto e perché siamo ancora agli inizi dello studio sulla forza del ki stesso… ma ugualmente ci piace azzardare un’ipotesi che esponiamo di seguito.

Sappiamo che molte nostre azioni sono palesemente determinate (favorite/inibite) dalla nostra psiche, dai nostri blocchi in essa presenti, dalle esigenze che percepiamo in noi e nell’ambiente.

Nessuno di noi avrebbe la minima difficoltà a camminare sopra una striscia rettilinea di 15 cm disegnata sul pavimento di un cortile… ma pochi riuscirebbero a ripetere con tanta leggerezza l’impresa se questa striscia fosse sospesa tra i tetti di due palazzi, per quanto immobile risultasse! Cosa è cambiato, la difficoltà sarebbe paragonabile se non immutata! È cambiata la nostra percezione del pericolo, che farebbe agire il corpo con più prudenza, incertezza esitazione. Il blocco sarebbe più interno che esterno, insomma.

Potrebbe avvenire così anche nel caso si attaccasse qualcuno che si percepisce incredibilmente più potente di sé, soprattutto se egli sapesse come farsi percepire in tal modo. Si partirebbe con l’attacco e poi, in un certo senso, si avrebbe un ripensamento per evitare l’inevitabile conseguenza del proprio operato (essere abbattuti da una tecnica esplosiva, ad esempio), seguendo meticolosamente le sottili indicazioni di coloro che non ci azzardiamo di più a tentare di ledere.
Da questo emergerebbe la necessità di connessione che si evince anche nei video.

Chi insegna sa che gli allievi spesso facilitano con il proprio atteggiamento corporeo i movimenti dell’insegnante, talvolta per rendere ancora più chiara la spiegazione delle tecnica alla quale in un certo senso stanno anch’essi cooperando… talvolta perché temono di essere feriti. Si crea una sorta di “sudditanza psicologica”, insomma.

Non affermando ora che questo sia un bene o un male, si constati solo come sia un fatto naturale. Il fenomeno delle "tecniche senza contatto" potrebbe funzionare su una dinamica simile, ma incredibilmente amplificata...

Ci piace credere per ora che le incredibili dimostrazioni che abbiamo visto siano frutto di auto limitazioni interne inconsce degli uke, più che di strani influssi di una forza invisibile non ben definita. Forse, ad un certo livello diviene possibile agire sulla psiche del proprio avversario più che sul suo fisico, penserà poi lei stessa a bloccare l’impeto di chi attacca, ma dal di dentro.

La strada è ancora lunga prima di poter pronunciare una parola definitiva sull’argomento… aiutateci anche voi, con le vostre opinioni ed esperienze.

martedì 21 ottobre 2008

Buon compleanno Aikime!


Festeggiamo insieme la prima candelina di Aikime, felicemente on-line dal 21 ottobre 2007!

È stato un anno denso di trasformazioni e di esperimenti per noi, dal quale traiamo un bilancio nettamente positivo. Aikime ci ha accompagnato fedelmente, ritagliando un suo spazio nelle risorse on-line della caratteristiche piuttosto insolite, ma forse proprio per questo, ritenute innovative…

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Alcuni numeri e caratteristiche:

- 60 post su argomenti che collegano l’Aikido ed Arte, Comunicazione, Cultura, Etichetta, Eventi, Iniziative, Maestri, Principi, Riflessioni, Spiritualità, Aggiornamenti

- più di 6000 visite e quasi 12000 pagine consultate. Se si stima che la popolazione italiana di Aikidoka potrebbe attestarsi tra gli 8000 ed i 12000 individui, si può statisticamente fantasticare che almeno un Aikidoka su due abbia visitato questo sito (in realtà sappiamo che sono state le visite dei lettori affezionati a contribuire maggiormente a far crescere i numeri – GRAZIE quindi)!

- 22 collegamenti alle diverse Realtà ed Enti che patrocinano la pratica dell’Aikido nel nostro Paese. Segnalateci altre realtà non ancora inserite nell’elenco, saranno inserite prontamente;

- 12 link permanenti ad altrettante importanti risorse dell’Aikido sul Web, di carattere nazionale, internazionale e presso le quali approfondire moltissime tematiche care alla nostra Amata Arte;

- 15 link permanenti alle risorse on-line per l’acquisto di libri, video, attrezzature per l’allenamento, i cui prezzi, nonostante le inevitabili spese di spedizione, risultano spesso concorrenziali rispetto ai negozi di tipo tradizionale dai quali ci si può rifornire;

- 8 link permanenti a risorse italiane on-line che si occupano di cultura giapponese a 360º;

- bacheca che annuncia con due mesi di anticipo ogni evento legato all’Aikido presente sul territorio nazionale (del quale veniamo messi a conoscenza), indipendentemente dallo stile, Ente organizzatore, affiliazione dei partecipanti;

- 50 immagini di Morihei Ueshiba, O’ Sensei ad alta risoluzione, completamente restaurate e liberamente scaricabili per i vostri desktop, Dojo, gadget…

- “Aikime Censimento 2008” scaricabile in PDF (verrà aggiornato al più presto con la versione 2009, non appena avremo tempo o riusciremo a fare completamente a meno di dormire alla notte!);

- “Aikime Glossario” scaricabile in PDF, con oltre 900 termini inerenti all’Aikido ed alla sua pratica, scritti in kanji, romaji e tradotti in italiano, spesso in modo molto più diffuso che quello letterale;

- “Aikime Programmi Tecnici a confronto” scaricabile in PDF, con 11 liste d’esame (5º kyu - 5º dan) pubblicate da Organizzazioni nazionali ed internazionali per pianificare gli avanzamenti di grado dei loro iscritti; utile documento per un confronto critico sui diversi approcci con i quali viene ritenuto prioritario accostarsi alla pratica nei vari livelli raggiunti;

- possibilità di iscrizione al canale Feed RSS dedicato all’Aikido;

- il suo mandato: esplorare, ricercare quanto da vicino o da lontano possa gravitare intono all'Aiki... senza giudizi, senza prese di parte... esplorare e ricercare PUNTO!

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Ma forse la caratteristica delle caratteristiche è che Aikime è realizzato esclusivamente unendo fra loro risorse on-line GRATUITE!
Proprio così, qualsiasi cosa si contatti al suo indirizzo è frutto della volontà di offrire informazioni, ricerche e supporto a 360º agli appassionati di Aikido, mediante l’utilizzo di siti che offrono gratuitamente servizi di hosting, download, blogging…

Ciò è nato dalle reale impossibilità economica della Redazione di far fronte al pagamento del Webdesign e dell’hosting su un server privato, ma in seguito è divenuto punto di forza e bandiera della gratuità con la quale ciascuno, a nostro dire, dovrebbe poter usufruire per scrivere, leggere, informarsi e partecipare in rete sull’Aikido.

Crediamo veramente che questa Arte non possa essere di nessuno in particolare, ma di tutti e per tutti, perciò il nostro impegno continuerà a non avere interesse nello schierarci a favore/contro questo o quello stile, Ente, organizzazione… considerando che la ricerca è molto più interessante del giudizio che si può operare su ciò che si trova!

Buon compleanno quindi Aikime! Il tuo occhio indaghi, ricerchi e vigili sulle radici e valori che fanno ai nostri occhi dell’Aikido un Arte da amare.



Tanjoobi omedeto Aikime San!

誕生日おめでとう合氣目さん!



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lunedì 13 ottobre 2008

神道 Shinto: 1 - Aikido e spiritualità giapponese


In un periodo specifico della vita di Morihei Ueshiba, la spiritualità divenne una componente veramente importante per il suo percorso personale di maturazione, influenzando il suo pensiero, i suoi modi di agire e sicuramente connotando in un modo peculiare anche l’Arte che poi egli coniò: l’Aikido.

Sapere come ciò avvenne storicamente non è difficile, poiché molto è riportato in letteratura: O’ Sensei, nato e cresciuto in un contesto tradizionale, sicuramente non ateo, si è ritrovato ad avere il background culturale religioso che caratterizzava la sua terra in quel momento storico.
Dalle nostre parti potremmo dire… che era il classico bambino “che andava a messa” e che “aveva fatto il catechismo”… anche se sappiamo come la cosa di per sé non è garanzia di indagine e sviluppo delle tematiche religiose e/o spirituali nella vita “adulta”.

Ci fu un incontro che gli cambiò sicuramente la vita e la sua visione delle cose, quello con il Reverendo Deguchi e il gruppo Omoto Kyo di Ayabe…
Ma ora non sarebbe agevole addentrarci da subito in questa importante esperienza senza avere prima una piccola idea delle atmosfere religiose che O’ Sensei respirò fin dalla sua fanciullezza. La spiritualità e la religione in Giappone ebbero ed hanno ancora oggi un taglio molto distante da ciò a cui siamo abituati a casa nostra.

Aikime quindi inizia con questo Post una serie di approfondimenti tematici sulla tradizione spirituale nipponica, lo shintoismo e dei rapporti che esso ebbe in seguito con il buddismo giunto dalla Cina. Lo scopo è di fornire una semplice “infarinatura” su un argomento ancora poco accessibile nella nostra lingua in letteratura (esistono attualmente pochissimi testi tradotti per noi sull’argomento), benché di grande importanza per la formazione di una cultura che agevoli una maggiore comprensione delle pratiche che O’ Sensei importò anche sul tatami.

E’ impressionante notare quanto il credo shintoista permei l’Aikido e si esprima attraverso di esso. Di seguito un primo piccolo contributo a gettare luce su questa religione autoctona millenaria.

Lo shintoismo, o più nipponicamente shinto [ 神道 ] è una religione nativa del Giappone e nel passato ricoprì a lungo il ruolo di religione di stato. Il termine derivata dal cinese “shendao”, parola usata in contesto confuciano per indicare le regole mistiche della natura; essa venne creata unendo i due kanji: “shin” [ 神 ], che significa “dio” (il carattere può essere anche letto come “kami”, in giapponese) e “to” [ 道 ] (o “do” o “michi”), che significa “via” o “percorso”.

In senso filosofico, quindi, “shinto” significa “la via degli dei”; è comune riferirsi ad esso con i termini “kami nagara no michi” [ 神乍の道 ], ossia “cammino che gli dei hanno seguito”.
Questo culto, le cui origini si perdono nel periodo stesso in cui fu colonizzato l’arcipelago giapponese dalle famose etnie Ainu e Yamato, è di origine animista, cioè pone molta enfasi alla divinizzazione delle manifestazioni della natura, particolarmente rigogliose in quella terra (mari, montagne, isole, vulcani, immense foreste, laghi, cascate, fiumi… costiere rocciose).

La natura è sacra, la natura è divina ed è animata da numerosissimi spiriti, chiamati kami… un termine che si può tradurre come dei, divinità, spiriti naturali o semplicemente presenze spirituali.

Alcuni kami sono “locali” e possono essere considerati come gli spiriti guardiani di un luogo particolare, ma altri possono rappresentano un particolare oggetto (una roccia, un albero, uno specchio…) od evento naturale (un fulmine, un terremoto, il vento…). L’adorazione dei kami e la costante attenzione ad intessere buoni rapporti con essi, in qualche modo, sarebbe di buon auspicio per il credente, che così facendo si renderebbe amica la natura e la vita stessa in essa rappresentata.
Ma lo shintoismo è una religione difficile da classificare. Da una parte, cose si è detto, può essere considerata come una forma altamente sofisticata di animismo, ma la presenza di una mitologia definita ed altrettanto complessa la rende più una religione politeista con tratti sciamanici. La vita dopo la morte non è una preoccupazione primaria e viene data molta più enfasi nel trovare il proprio posto in questo mondo, invece che nel prepararsi al successivo.

Lo shinto non possiede insiemi vincolanti di dogmi, un luogo santo da adorare che primeggia sopra altri… nessuna persona o kami considerato “più sacro” degli gli altri, e non presenta nessun insieme definito di preghiere. È piuttosto una collezione di rituali e metodi intesi a mediare le relazioni tra gli esseri umani e divinità.

Queste pratiche si sono originate organicamente in Giappone nel corso di molti secoli e sono state influenzate dal contatto con le religioni straniere, sopratutto cinesi. Da notare, per esempio, che la parola shinto è essa stessa di origine cinese e che molte delle codifiche della mitologia sono state fatte con lo scopo esplicito di rispondere all’influenza culturale cinese. Nella stessa maniera lo shintoismo ha avuto, e continua ad avere, un’influenza sulla pratica di altri credo religiosi in Giappone.

Quasi tutte le “nuove religioni” nipponiche, emerse dopo la fine della seconda guerra mondiale, derivarono dallo shinto tradizionale.

Verrà delineato in futuro un breve schema della mitologia di questa tradizione spirituale, con la sua genesi, le famiglie dei suoi dei (non distanti dai miti greci dell’Olimpo). Per il momenti iniziamo a sottolineare come Morihei Ueshiba stesso, dopo la sua morte, sia entrato di diritto nel mondo di queste divinità… come accade secondo i giapponesi a chiunque muoia, ma “ancora di più” in riferimento alle persone eccezionali come O’ Sensei , per via delle importanti opere fatte in vita.
Il culto shinto legato all’Aikido viene officiato ad Iwama nell’Aiki Jinja, costruito dallo stesso Fondatore nell’autunno del 1944 (il cui ingresso è sempre visibile sotto l’orologio di Aikime sulla colonna di destra).

Pian piano inizieremo a familiarizzare con i Torii, i tipici portali che si trovano all’ingresso dei templi, con la casta sacerdotale che officia i riti, con i norito, ossia con le cantilene giapponesi utilizzati all’interno di essi per propiziare le divinità alle quali ci si rivolge.

Sarà un viaggio lungo, non semplice per un occidentale, ma affascinate nell’ottica di constatare quanto sia intimamente legato al sudore delle pratiche sul tatami...

domenica 5 ottobre 2008

I numeri giapponsesi e l'Aikido


Dopo aver messo a disposizione nuove fonti Web che parlano di Giappone (fondo della colonna di destra)… chiediamoci quanto effettivamente la cultura di quel popolo possa aver di fatto influenzato in modo diretto le pratiche che amiamo fare sul tatami.

L’Aikido sarebbe potuto nascere anche altrove?
Sarebbe stato diverso?

Spesso non si ha idea di quanto la tradizione nipponica permei la “nostra” disciplina; di seguito tenteremo di offrire qualche semplice esempio di questo.

La lingua e come si conta:
il giapponese non è una lingua semplice per noi occidentali, ma chi pratica sente spesso pronunciare alcune parole “tecniche” con le quali si forma il mini-glossario “Giapponese/italiano per Aikidoka”.
I siti Web pululano di liste più o meno complete di questo genere, oltre che per l'Aikido, anche per il Karate, il Judo, il Kendo

Aikime stesso ha la sua.
Partiamo da qui, focalizzando l’attenzione per ora solo sui numeri.

È possibile utilizzare in giapponese due tipi di numerazione, la prima è di derivazione cinese, l’altra propria del Giappone, con la quale però si arriva solo fino a 10. Quando si conta si è soliti aggiungere alcune particelle detti “classificatori” in grado di distinguere le categorie di alle quali ci si rivolge (ad esempio... per contare oggetti meccanici, come radio, televisori, computer si usa la particella [台] DAI; per cose strette e lunghe, come alberi, matite, binari si usa [本] HON, BON, PON; per le persone si usa [人] NIN; per piccoli animali, come cani gatti e pesci si usa [匹] HIKI… etc). La numerazione giapponese si usa quando non ci sono classificatori adatti al conteggio, mentre quella cinese negli altri casi. Di seguito riportiamo quest’ultima:

[一] “ichi” = uno
[二] “ni” = due
[三] “san” = tre
[四] “shi” / “yon” = quattro
[五] “go” = cinque
[六] “roku” = sei
[七] “shici” / “nana” = sette
[八] “hachi” = otto
[九] “ku” = nove
[十] “ju” = dieci



Perché questo excursus sulla lingua?
Perché a molti sarà capitato di dover imparare a “memoria” i nomi di alcuni suburi di jo… e quindi sarà immediato accorgersi, ad esempio, che “hasso gaeshi go HON” (“la serie delle cinque risposte hasso”) devono la loro dicitura al fatto che si stanno contando esercizi eseguiti con una COSA STRETTA E LUNGA, come il jo perciò si aggiunge la particella HON alla frase.
Ugualmente dicasi per ken suburi nana HON”, “kumi tachi go HON”, “jo suburi nijuPPON”, “katate sa BON”, etc…

Le prese simultanee operate da più di un avversario si chiamano perciò niNIN dori, sanNIN dori, yonNIN dori, perché si sta contando il numero di PERSONE che prendono e si usa perciò il loro classificatore.

Torniamo ancora per un istante agli esercizi eseguibili con il jo ed ai numeri.
Il tredicesimo suburi si chiama “katate hachi no ji gaeshi”, che tradotto significa “con una mano risposta con figura a forma di otto”.

Ora l’enigma: dov’è 8?
Chi conosce questo esercizio sa che il jo compie due rotazioni complete, più sull’orizzontale che sulla verticale, formando quello che sembrerebbe più un 8 rovesciato sull’orizzontale, ossia una figura tipo quella usata per l’infinito matematico.



Sveliamo l’arcano…
Se riguardiamo come si rappresenta il numero 8 in giapponese [八] e ci immaginiamo la traiettoria del jo, si vede subito che “la figura di otto” è proprio quella con la quale si potrebbe tracciare il kanji in questione! L’otto c’è, ma è otto in giapponese…

Rimaniamo ancora in ambito numerico, ma questa volta in compagnia di una famosa tecnica di tai jutsu: juji nage.

Normalmente si traduce questo nome con “proiezione incrociata”, ma “juji” non vuol dire “incrociata”!
Se portiamo l’attenzione sul kanji con cui si scrive il numero 10 [十]: il simbolo un tempo rappresentava un mazzo di spighe di grano, riunite insieme con un legaccio e che poi è stato stilizzato con una croce. Se pensiamo che il nome della tecnica si posa leggere come ju + ji + nage tradurremo “proiezione a figura di dieci”.
Dopodichè essendo questa figura una croce… va da se che viene naturale “abbreviare” con “proiezione incrociata”… ma solo passando correttamente verso una lettura più attenta di un kanji, di un simbolo, di una storia.

Terminiamo con un ulteriore considerazione.
Per trasformare un numero da cardinale a ordinale in giapponese è sufficiente aggiungere il suffisso DAI alla cifra in questione… Avremo così:

“ichi” = uno… DAI ichi” = primo
“ni” = due… DAI ni” = secondo
“rukujisan” = sessantatre… DAI rokujusan” = sessantatreesimo
…e così via.

Ecco che possiamo ora capire meglio espressioni come “shomen uchi DAI Ikkyo”. La particella sta ad indicare che ci si riferisce al PRIMO principio dell’Aikido… mentre “ushiro ryote dori DAI Sankyo”, al TERZO principio... “yokomen uchi DAI Yonkyo” al quarto… “tsuki DAI Rokkyo” al SESTO… e così via.

Ma se anche il solo modo di contare in giapponese fa già sentire così massicciamente la sua presenza sui nostri tatami… quanto di tutto il background culturale avrà contribuito a determinare le strutture dell’Aikido?

Più di quanto si possa credere, almeno a nostro dire.
Per avere una risposta più esaustiva però è necessario approfondire maggiormente i numerosi aspetti della cultura e della tradizione nipponica, apparentemente anche al di là della nostra Arte… per vedere se si incontra per caso l’Aikido dove meno ce lo si sarebbe aspettato girando per il Giappone, così come si riscoprono le radici profonde di quest’ultimo durante una delle tecniche che amiamo.

Non è un compito semplice o immediato da realizzare. Ad alcuni potrebbe anche non interessare: volendo calare esclusivamente la pratica nella nostra cultura, nel qui ed ora, potrebbe apparire non così determinante lo studio delle tradizioni che stanno dietro alle gestualità e agli atti.

Ma ad Aikime interessa indagare… indagare a 360º per poi fornire più informazioni possibili sul complesso Universo dell’Aiki.

Presto il viaggio inizierà con una serie di speciali su un tema caro al Fondatore, anch’esso completamente intriso nelle pratiche che ci fanno sudare sul tatami: lo shintoismo e la tradizione spirituale giapponese.

Rimanete on-line!